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La famiglia Costa
La famiglia Costa è un'antichissima famiglia chierese aggregata alla famiglia dei Raschieri e con l'Ospizio degli Albuzzani. In un documento del duca Amedeo VIII di Savoia riguardante le famiglie appartenenti agli Alberghi della città di Chieri, Amedeo VIII cita Ludovico Costa, Bernardo Raschieri, Nicolino Pulliolo e Bodano Guasco come appartenenti all'albergo dei Costa. Inoltre, nel 1328, Leonino Costa viene infeudato della Torre di Albussano, toponimo di un luogo ormai scomparso situato nelle immediate vicinanze di Chieri e che, in seguito, è stato inglobato nel territorio urbano chierese diventando non solo uno dei quattro quartieri di Chieri ma anche il nome di una delle otto porte d'entrata alla città esistenti verso la prima metà del XIII secolo. La porta Albussano si trova dove ora c'è la unione tra via Albussano e la Vecchia Strada per Buttigliera.
Il 28 febbraio 1407 inizia la dipendenza di Arignano dalla casata dei Costa e l'atto di infeudazione è conservato nell'Archivio di Stato di Torino. Luigi Costa può considerarsi a tutti gli effetti il fondatore delle fortune della casata dei Costa. Lasciato il collare di chierico, Luigi si mette al servizio del principe d'Acaja e di Amedeo VIII di Savoia diventando con il tempo luogotenente generale delle truppe e consigliere nonché tesoriere di Amedeo VIII. Tra il 1402 ed il 1419 acquisisce parecchi beni tra cui Arignano, Carrù, Bene, Trinità e Polonghera. Eclissata la sua alta influenza a corte viene incolpato di usura e i suoi beni sono confiscati. 1 figli sono messi sotto la tutela di Manfredo di Saluzzo e reintegrati dei beni paterni solo il 28 giugno del 1427 dopo il pagamento di 2000 ducati d'oro.
Dopo vari passaggi di proprietà, Polonghera è conquistata da Giacomo d'Acaja dopo 17 giorni d'assedio che lo cede con titolo comitale ai Costa di Chieri. Quando vengono infeudati di Polonghera viene loro imposta la fortificazione dell'edificio dotandolo del fossato e del ponte levatoio.
A causa di continue devastazioni nella zona di Carrù, Amedeo VIII fece intervenire come mediatore Ludovico Costa della Trinità ma l'impresa fallisce, Carrù viene assediata e si arrende il 3 aprile 1415. Nel 1418 avviene 1'infeudazione ufficiale del feudo ai Conti Costa che lo mantengono fino al 1872 quando lo vendono ai Conti Curreno tanto che il castello di Carrù è conosciuto come castel Curreno. Nel 1977 i Curreno cedono il castello alla Cassa Rurale Artigiana di Carrù che è l'attuale proprietaria. Si narra che durante il dominio dei Costa vigesse 1'odioso balzello in natura della jus prime noctis che le fanciulle dell'epoca devono pagare la prima notte di nozze. Avendo i conti Costa rinunciato spontaneamente al tributo, la comunità per sdebitarsi offre loro un podere nelle vicinanze del Tanaro ancora oggi conosciuto come "il campo delle donne" vicino all'attuale stazione ferroviaria. L'arredamento interno del castello e la ricca collezione di tele risalgono interamente alle sistemazioni del 1600 e del 1700 fatte dalla famiglia Costa.
A partire dal 1427 il conte Ludovico Costa, luogotenente generale e tesoriere dei principi d'Acaja, ottenuta 1'infeudazione, inizia il riattamento e il potenziamento bellico del castello di Bene e la sua ristrutturazione è quasi totale. Grazie a questa ricca famiglia di banchieri chieresi l'edificio assume, a quel tempo, l'impostazione attuale, che si è conservata attraverso i secoli.
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