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A partire dalla fine del 1400 fino a tutto il 1600, i conti Costa non fanno altro che incrementare i possedimenti arignanesi. Gli accordi con i cittadini privati e con tutta la popolazione tendono ad evitare le ingerenze esterne e ad assicurare il diritto di prelazione sulla compravendita dei terreni.
La famiglia Costa si divide in due rami: con Giovanni Luigi si ha il ramo dei conti Costa di Trinità, signori di Carrù, Borgaro, Fortepasso, Malpertusio, Val di Cosso, Castelletto e Saleggio con Val d'Ussone. Con Bongiovanni nasce il ramo cadetto dei conti Costa signori di Arignano, Bene e Polonghera.
Verso la metà del 1400 la famiglia Costa, dall'imponente rocca che domina Arignano, si trasferisce in un altro castello arignanese, confinante con il precedente, dove può svolgere una vita più comoda grazie ad un ampio cortile interno di gusto michelozziano a due ordini di arcate, aperto sui quattro lati, unico in tutto il Piemonte, decorato da colonnette rinascimentali. L'aspetto esteriore è talmente semplice che le guide turistiche hanno da sempre ignorato l'esistenza di questo castello nonostante l'ascendenza sabauda dei Costa.
Il 23 agosto 1495 viene consacrata la chiesa di Sant'Agostino in Chieri. Oggi ne rimane solo più un muro perimetrale lungo via Bastioni ma in origine era una chiesa a navata unica, con 8 altari oltre all'altare maggiore perché le principali famiglie dell'epoca fanno a gara per collocarvi la propria cappella gentilizia tanto che alla fine le famiglie Tana, Balbo, Bertone, Falcombelli, Peruzia, Landriano, Villa di Rivalba, Rascheri - Costa, Costa di Arignano vi collocano le proprie tombe. Tuttavia, la chiesa ha vita breve perché il giorno di Pasqua del 1516 crolla il tetto uccidendo parecchie persone. L'edificio è, in seguito, smantellato durante la Rivoluzione Francese.
Nel XVI secolo a Pralormo si estinguono due linee dei Roero la cui eredità spetta, in virtù di accordi prematrimoniali piuttosto complicati, ai conti Costa di Arignano e Polonghera e ai conti Costa della Trinità. Breve, tuttavia, è la vita dei Costa come consignori di Pralormo. Il 5 novembre del 1679 Cristina Broglia, vedova di Giorgio Costa della Trinità e di Francesco Amedeo di Polonghera, vende un terzo del feudo a Giacomo Beraudo il quale, con il figlio Sebastiano, è investito del titolo di conte di Pralormo il 2 maggio 1680. L'11 settembre 1679 Tommaso Felice Ferrero della Marmora acquista dal cognato Francesco Costanzo Costa di Polonghera la restante terza parte di terre e castello di Pralormo. La proprietà del feudo di Pralormo è unificata nel 1830 quando Carlo Beraudo acquista i 2/3 del castello e delle terre di Pralormo dai Roero e dai La Marmora.
Nel 1690 si estingue la linea dei Costa di Arignano ed il feudo passa ai Costa della Trinità che praticano un tipo di gestione molto diffuso e che consiste nella concessione in appalto dei fondi a grandi affittuari che anticipano il canone forfettario in denaro e riscuotono il canone in natura dai singoli coltivatori.
Nel XVIII secolo viene costruita la villa barocca a metà strada tra la rocca e il castello delle quattro torri, e che costituisce un'azienda agricola di notevole grandezza, con una parte destinata a parco e a giardino. Questo sontuoso palazzo settecentesco gareggia con i più bei palazzi del Piemonte e con il terreno raggiunge l'estensione di 1256 giornate piemontesi. Nel giardino i conti Costa della Trinità hanno messo piante esotiche ed è notevole per le serre dei fiori rari e preziosi per non parlare degli ananas che vi giungono a maturazione.
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